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La visione animale

LA VISIONE DEGLI ANIMALI


Ogni impulso stimola una serie di connessioni all'interno dei
complessi circuiti della retina che rimangono codificati e analizzati
prima di passare al cervello.
Le cellule sensibili alla luce dove ha inizio questa catena d'eventi sono
di due tipi diversi: quelle a forma di bastoncelli che
funzionano quando c'è poca luce però non vedono i colori, mentre
i coni entrano in azione quando la luce è più abbondante e
servono per una visione dettagliata e registrare i colori.
Il gatto ad esempio, possiede coni molto sensibili al blu ed al giallo però manca apparentemente del tipo che noi abbiamo per percepire i rossi intensi.
Rispetto ai coni nel denso mosaico di l0 milioni di cellule che
approssimativamente formano un'immagine, quando ad esempio, un corvo contempla il mondo dall'alto, lo fa con occhi la cui struttura è similare a quella del gatto e anche alla maggioranza dei vertebrati incluso l'uomo.
Ma questo non significa che gli animali che hanno occhi similari ricevano immagini similari.
Ognuno interpreta quello che vede del suo mondo, secondo la sua forma di vita e i suoi bisogni.
Però alcuni animali hanno occhi sensibili ad altri colori primari che noi
non percepiamo ed è per questo che possono vivere in un mondo di
colori completamente diverso.
La vista della rana è una di quelle maggiormente studiata nel mondo
animale: che cosa dice in più l'occhio della rana al suo cervello?
In ogni occhio ci sono più di un milione di cellule che esplorano l'intorno per raccogliere frammenti d'informazioni utili.
Per esempio ci sono cellule che vengono stimolate unicamente da linee e bordi verticali, mentre ci sono altre che solo rispondono ai tratti orizzontali..
Gli occhi possono registrare anche linee diagonali, movimenti in diverse direzioni, i cambi sensibili di luce, ombre e altre cose.
Nella retina della rana ci sono delle cellule disegnate per rispondere unicamente a contorni.
Può servire per selezionare il movimento fra l'ampia gamma di informazioni.
Per una rana il movimento significa due cose: pericolo o cibo.
Le rane catturano e mangiano solo insetti vivi.
E' possibile che le parti immobili dell'immagine svaniscano nella mente
della rana, mentre il minimo movimento attiva cellule speciali del
cervello che le permettono di essere sempre all'erta.
Tornando al gatto questo è un'altro animale la cui vista è stata ben
studiata.
Le ricerche suggeriscono per esempio che gli occhi dei gatti non
percepiscono i colori come gli occhi umani.
I nostri occhi rispondono chiaramente alle delicate sfumature di un
colore dentro un'ampia scala che parte dal blu scuro al rosso però il gatto oltre ad essere poco sensibile al rosso è incapace apparentemente di separare piccoli dettagli di colore.
La visone del colore di un gatto é probabilmente pallida in confronto alla nostra, anche se può percepire grandi zone di colore come il verde dell'erba, è incapace di vedere colori di piccoli giocattoli messi nello sfondo, I nostri occhi li scoprirebbero facilmente, però per il gatto rimangono nascosti nella grand'estensione del verde.
Soltanto quando un oggetto è così vicino da riempire la gran parte del
campo visivo il gatto ha la nozione del suo vero colore.
Quello che il gatto perde nella percezione dei colori lo acquista nella capacità di vedere bene di notte quando non c'è luce per distinguerli.
La stessa cosa succede alla maggioranza dei mammiferi.
Che succede coi tori e il colore rosso?
Che cosa fa sì che i tori vedano il colore rosso?
La verità è che probabilmente il toro non vede nessun colore in assoluto, così i vestiti rossi risultano pallidi e insignificanti in un mondo grigio; più che al colore il toro reagisce al movimento.
Anche in questo caso ci sono delle cellule speciali nell'occhio che reagiscono quando percepiscono il minimo movimento.
A questo l'occhio del toro è particolarmente sensibile.
Anche se le numerose ricerche ci hanno procurato diversi dati significativi non possiamo essere completamente sicuri di quello che vedono gli animali, però studiando la struttura dei loro occhi e del loro cervello e confrontandola con il loro comportamento, possiamo fare delle supposizioni fondate.
Nonostante ciò i cani presentano un problema non risolto.
Da 17 ricerche importanti sulla vista dei cani, 9 arrivano alla conclusione che vedono solo in bianco e nero e 8 che hanno qualche piccola percezione del colore.
Con o senza colore la quantità totale d'informazione che mettono insieme gli occhi, perché sia elaborata dal cervello, è incredibile.
Però se il cervello del cane ha una gran quantità di materiale da elaborare possiamo immaginare la difficoltà di classificare i messaggi che arrivano dagli occhi che si muovono in due direzioni contemporaneamente come quelli del camaleonte
Ogni occhio dentro la propria orbita mobile cerca in modo indipendente
il cibo, una farfalla ad esempio.
Finché la farfalla non è situata ad una distanza che gli permette di
catturarla, il camaleonte non mette a fuoco i due occhi nella stessa
direzione e con una frustata della lingua la povera farfalla diventa un cibo succulento.
Sembra probabile che il cervello riceva a turni la visione d'ogni occhio
mobile, quando la farfalla viene localizzata, le due immagini potrebbero
combinarsi per permettere al camaleonte di giudicare a quale distanza
sferrare la lunga e appiccicosa lingua.
A differenza del camaleonte la maggioranza degli animali ha gli occhi fissi piazzati in un punto della testa con poco margine di movimento.
Gli occhi del coniglio sono situati ai lati della testa e ognuno gode di un
ampio campo di visione. Questo procura al coniglio una visione quasi
totale di ciò che lo circonda e rende molto difficile sorprenderlo anche arrivando da dietro.
Da un'altra parte il nemico ancestrale del coniglio, il carnivoro, ha gli occhi tipici dei predatori, occhi che guardano in avanti.
La sovrapposizione dell'immagini dei due occhi aiuta ad esempio la volpe a fare un calcolo della distanza per ottenere una visione più dettagliata del luogo dove si trova un coniglio e decidere qual è il momento per sferrare l'attacco.
Generalmente le prede vegetariane come la gazzella, vigilano i possibili pericoli con occhi a visione circolare come quelli del coniglio.
Uno dei principali predatori della gazzella è il leopardo i cui occhi, oltre ad avere le peculiarità caratteristiche di un vero cacciatore, rivelano un adattamento intelligente alla vita delle pianure dell'Africa.
La retina dell'occhio del leopardo ha una frangia dove i coni sensibili alla luce sono più densi che nel resto degli animali.
E' pensata per dotarli di una banda orizzontale di visione particolarmente definita nel centro del suo campo visuale, un vantaggio quando deve scoprire la preda in questa terra di vasti orizzonti.
Però nonostante una vista così straordinariamente acuta, l'attività predatoria del leopardo può ottenere un risultato basso: una preda per
ogni 10 attacchi e quando una preda cade, uno dei primi a scoprirla sarà
probabilmente un avvoltoio.

Noi ad un altezza di 300 metri vedremmo tutto molto piccolo,
l'avvoltoio invece possiede degli occhi capaci di ingrandire il paesaggio permettendogli di scoprire altri uccelli che si dirigono ad un possibile cadavere.
Non passa mai troppo tempo prima che gli avvoltoi arrivino sulla
carogna da chilometri di distanza.
Anche la poiana europea ha una vista straordinariamente acuta ed è capace di scoprire da una grand'altezza piccoli animali che si nascondono nell'erba.
Per quale ragione gli uccelli predatori come la poiana vedono così bene?
Per cominciare tutti questi tipi d'uccelli predatori hanno degli occhi
enormi in confronto alla dimensione del loro corpo, possiedono il
vantaggio di poter immagazzinare luce in gran quantità.
C'è così poco spazio che le orbite oculari si toccano nel mezzo e non c'è posto per muovere i muscoli.
Ogni occhio ha due punti nella retina dove la visione è specialmente
acuta, uno per la visione laterale, l'altro per quella frontale.
Dietro la fovea, la retina presenta una zona molto densa di coni, si crede che essa proietti la luce in questa zona permettendo agli uccelli predatori una vista con un'immagine molto dettagliata, tre-quattro volte più grande (30-40 decimi) di quella degli occhi umani.

Noi vedremmo la terra a 200 metri d'altezza troppo lontana da poter scoprire un topo, mentre la poiana non ha nessun problema alla stessa altezza.
Essere sospeso in aria e non perdere di vista il topo con degli occhi simili a dei cannocchiali richiede una grand'abilità di volo e una testa possente.
Deve fare attenzione il topo se non vuole diventare la cena del suo
predatore.
Tra le specie animali, gli uccelli possiedono la vista più acuta e spesso
dimostrano una capacità visiva inimmaginabile.
I gabbiani, che hanno una vista penetrante, sono in grado di scoprire una piccola spazzatura buttata dagli escursionisti vicino al mare da chilometri di distanza.
Il Martinpescatore ha una testa possente e occhi penetranti caratteristici degli uccelli che devono localizzare pesci piccoli nell'acqua e quando invece il Falco Pellegrino scopre una Pernice è difficile che fallisca.
Al Falco Pellegrino, come alla maggioranza degli uccelli, ha occhi che
permettono azioni spettacolari soltanto quando c'è una gran quantità di luce.
Questi hanno la retina tipica degli uccelli con una gran densità di coni
che servono alla visione molto chiara alla luce del giorno.
All'imbrunire gran parte degli uccelli sono costretti ad abbandonare la
caccia di prede.
E quando gli uccelli vanno a dormire la maggioranza dei mammiferi
entra in azione.
Essendosi evoluti in un periodo dominato di giorno da enormi rettili, non è strano che tanti mammiferi si siano trasformati in animali piccoli e notturni.
Sono i cacciatori notturni quelli che cominciano a lavorare di sera,
i gufi o i barbagianni con enormi occhi situati saldamente in una testa, che non sta ferma, sono la chiara eccezione alla regola che gli uccelli, vedono solo alla luce del giorno.
Come altri animali simili, il gufo dalle orecchie piccole può soltanto
cacciare senza difficoltà nelle ore dell'imbrunire e oltre.
I roditori, i topi per esempio, probabilmente non dipendono molto dai loro occhi, ma anche se non vedono dettagliatamente è probabile che siano in grado di percepire un movimento anche nell'oscurità.
Anche il loro eccellente udito li aiuta a scoprire il pericolo ed è per
questo che i loro nemici, come la civetta, devono osservarli immobili e in silenzio.
Anche se noi vediamo abbastanza bene alla luce della luna, i dettagli delle ombre ci sfuggono.
Però gli occhi della civetta possono ricevere 4 volte più luce, in una retina di bastoncelli ultra sensibili; in questo modo anche nell'ombra la civetta può vedere facilmente un gatto, mentre noi vediamo solo gli occhi lucidi (tappeto lucido).
Anche i gatti come le civette hanno occhi che si adattano alla visione notturna.
Se noi possiamo vedere soltanto parzialmente, in una zona oscura d'ombra, il gatto avrà una visione molto più chiara e limpida.
L'immagine è granulosa perché ci sono pochissimi fotoni.


Gli animali notturni devono raccogliere tutta la luce che possono, gli occhi dei gatti lo fanno in un modo molto curioso. Normalmente la luce che sfugge, quando è assorbita da un bastoncello sensibile, trapassa la retina e si perde, però dietro la retina di un gatto esiste un tessuto che fa da specchio naturale, si chiama tapetum (tappeto lucido), esso riflettendo la luce dispersa verso l'occhio, permette di recuperare il fascio luminoso verso la cellula nervosa.
Questo aiuta il gatto a ricevere un'immagine accettabile del topo attribuendogli la caratteristica lucentezza degli occhi, come ad altri animali notturni.
Però arriva un momento che tutto è così buio che neanche i gatti riescono a vedere.
Quando la luna scompare dietro le nuvole i fotoni sono così pochi che si vedono come punti isolati e questo non basta per formare un'immagine definita nella sua chiarezza.
Adesso i cacciatori notturni, senza luce, come i gatti e i gufi devono affidarsi all'udito.
Nella regione secca di Artemisas nel nord America, si trova un animale
che ha risolto il problema della visione diurna e notturna in un modo
molto interessante: il serpente a sonagli, esso ha due occhi normali posti ai lati della testa per ottenere una buona visione circolare, però ha anche sotto di essi un occhio che percepisce il calore, una profonda cavità conosciuta come l'organo buccale, del quale il serpente si serve per cacciare anche nelle notti più scure.
Tappezzati da un tessuto nervoso sensibile al calore, questi organi sono connessi con il cervello e guardano in avanti nella posizione perfetta, per un cacciatore, come se fossero due occhi in più.
Quando arriva la notte questi straordinari sensori entrano in azione, permettendo al serpente un'immagine del suo intorno, captando i raggi infrarossi degli oggetti caldi, le lievi differenze di temperatura tra un oggetto e l'altro.
Il serpente a sonagli è in agguato, l'oscurità aumenta, i piccoli topi del deserto dal corpo caldo si svegliano per mangiare.
Anche se il topo si nasconde nelle ombre, dietro un cespuglio non riuscirà a non farsi riconoscere.
Le ricerche hanno rivelato che gli organi infrarossi del serpente a sonagli sono capaci di captare le differenze di temperatura minuscole anche di un centesimo di grado.
Il serpente elabora queste informazioni fino a ottenere un'immagine buona del topo.
Può adoperare una combinazione di visone normale e infrarossi se c'è un po' di luce, però anche con gli occhi bendati in un esperimento, è stato capace di continuare a vedere e anche di catturare con precisione una preda nell'oscurità più assoluta.
Forse i topi non vedono così bene, però percepiscono la minima vibrazione e spesso riescono a fuggire.
La luce del sole ridona colore al mondo almeno per quegli animali in grado di vederlo come gli uccelli, i rettili e gli insetti.
(Francesco Dott. Vignoli - Veterinario in Castelfranco E.)

 
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